La letteratura organistica, affonda le proprie radici nella musica antica e non a caso può esibire un numero di opere pressochè infinite.
Anche quella pianistica non scherza, benchè più giovane dato che si imporrà dal Romanticismo, riprendendosi i secoli precedenti grazie alle numerose trascrizioni ed adattamenti per strumenti a tastiera.
La formazione a 4 mani, rimane una fra le più singolari: se paragonata a quella solistica, è il caso di dire che non c’è proprio storia, mentre altre formazioni sono troppo lontane, perchè chiamano in causa altri strumenti e dunque nuove dinamiche.
Sì, d’accordo esiste pure il doppio pianoforte ed il doppio organo (ed il “6 mani”?), ma direi che si possono considerare come una variante più ricca dello stesso organico, a parte le debite eccezioni di repertorio, che rappresentano dei casi a se stanti nella letteratura.
Il “4 mani” pianistico, merita di ricordare delle pagine memorabili di Franz Schubert (come dimenticare Lebenssturme, o la Fantasia in fa minore), di Claude Debussy (le essenziali Epigrafi Antiche, o la Petite Suite) e di pochi altri autori, anche se in verità piuttosto frequenti e conosciute; certamente non possiamo affermare che tale formazione sia stata al centro della massima produzione compositiva, anche se abbiamo delle belle pagine contemporanee, che ben valorizzano tale organico (Giuliano Manzi: Quatarman – Giulio Viozzi: Tastiera a Due).
Tuttavia non si possono dimenticarei recuperi storici di Mozart (le splendide Sonate e Fantasie, più cembalo-organistiche che pianistiche, in molte scelte di meccanismo) e le trascrizioni sinfoniche di Haydn e Beethoven, fino alle pagine operistiche più popolari dei vari Bellini, Verdi, Rossini e Donizetti.
Di quest’ultimo, come non ricordare le numerose Sonate scritte appositamente per dilettarsi in famiglia nei momenti di spensieratezza con gli amici (celebre la “4 Sanfe”, parafrasando il dialetto bergamasco).
È infatti in tale contesto che – soprattutto nel periodo romantico – il mondo della Hausmusik aristocratica prevedeva che i dilettanti dell’epoca – quasi tutte le famiglie nobili e alto borghesi della Mitteleuropa possedevano un pianoforte e sapevano suonarlo – seguissero l’opera lirica e potessero poi riprodurla “a domicilio”: del genere musicale più amato si eseguivano le ouverture di maggiore notorietà, si suonavano interi finali di atto o si citavano celebri arie.
Quali pro e contro?
Le possibilità di resa sonora sono senz’altro maggiori, anche se non mi sembrano poi così determinanti, mentre nelle trame più contorte aumentano le ipotesi di sviluppo grammaticale, di ricerca del meccanismo e delle finezze timbriche, traducibili in ampi dialoghi.
È viceversa innegabile, che spesso tali possibilità vengano “liquidate” con bassi albertini a due mani per il secondo al grave, e raddoppi melodici per il primo all’acuto, a riprova di un diffuso dilettantismo a scopo ludico-didattico, piuttosto che artistico-letterario.
Circa il “4 mani organistico”, presenta in repertorio numerose Fantasie, Fughe e Sonate a vario titolo: alle volte si tratta delle stesse opere, nella versione per organo solo, poi elaborata a 4 mani, con alcune modifiche ed adattamenti in chiave timbrica.
Anche in questo caso, prevalgono le trascrizioni dalle celebri Sinfonie, da adattare all’occorrenza e nelle più svariate casistiche.
La letteratura contemporanea, ha dedicato certamente più spazio a questa formazione, con pagine ispirate alle Sacre Scritture, o Parafrasi sopra celebri motivi popolari (Valentino Donella, Giacomo Bellucci).
Quali i pro ed i contro?
Il limite più evidente è dato dalla scarsa fruibilità, perchè andranno divise le logiche sulla registrazione e sulla pedaliera, costringendo il duo a continue “piroette” e modifiche visto che ogni organo ha una sua struttura e caratteristiche differenti.
Per esperienza trovo molto amplificata la sonorità dello strumento, potendo operare contemporaneamente con 4 mani e piedi sula consolle.
Trovo che la differenza si senta eccome e direi che nei passi solenni sia davvero evidente!
In conclusione, trovo che ogni organico, anche il più originale ed inusuale, possa trovare la propria collocazione e resa ottimali, una volta valutate le principali variabili in gioco ed aver costruito un progetto convincente e credibile.