Ci capita di ricordare un film, magari neanche poi così riuscito, per la colonna sonora, o per un motivo che ci ha accompagnato per tutta la pellicola e che ci è rimasto in mente per parecchio dopo la visione del film.
Capita anche a distanza di anni, con quella particolare sequenza fatta di suono/immagine, che ci resta indelebilmente stampata nell’inconscio, con quella musica che caratterizza l’azione, il paesaggio, o il protagonista.
Come non ricordare i grandi compositori di Colonne Sonore (Nicola Piovani, Ennio Morricone, per citarne solo di italiani e fra i più rappresentativi del genere), resi celebri da motivi divenuti ormai celeberrimi, destinati senz’altro a diventare immortali nella memoria dell’umanità, andando a segnare la storia della musica con le loro meravigliose produzioni.
Eppure, fino a pochissimi anni or sono, i compositori di certa musica da film, erano snobbati dai musicisti in genere, che li consideravano come un sotto prodotto della produzione musicale vera e propria, indipendentemente da qualsiasi immagine, o riferimento extra-sonoro.
Oggi, viceversa, si recupera dignità artistica, nè più nè meno come per un qualsiasi altro musicista, capace di produrre in base alla richiesta, aderente al percorso ed efficace nel momento della fruibilità durante la realizzazione dell’evento, come appunto nel caso del rapporto con l’immagine, cui dovrà necessariamente riportarsi.
Comporre una colonna sonora, richiede una grande conoscenza della pellicola, della trama del film, delle tempistiche e di tutto quanto possa favorire un buon dualismo fra questi due linguaggi – suono e immagine – capaci di metacomunicabilità cognitive di notevole portata culturale ed emotiva. Analizziamo le principali:
Le principali capacità per comporre una colonna sonora
• descrivere: rumori, o rumori e musica, in appoggio alle parole e per rappresentare in modo più ricco ambienti e cose (ad esempio, la città, con il traffico, la folla, i clacson, ecc.).
• interpretare: i rumori, ma soprattutto la musica, si propongono come descrittivi di una situazione, di un personaggio, di un luogo. Come la scena di una zona desertica, accompagnata da una musica triste e sconsolata che evidenzia il paesaggio in questione.
• emozionare: centrali sono gli stati d’animo, i sentimenti dei personaggi, come il suono di una musica patetica dopo una scena dolorosa. È la funzione fra le più sfruttate nel cinema e spesso fra le più stereotipate (come la classica musica di violini durante una scena d’amore).
• identificare: si precisa un luogo, un’epoca precisa in cui avviene un fatto. Come non associare “Il bel Danubio blu”, all’epoca degli sfarzi viennesi dell’ottocento?
• informare: simile alla precedente, ma di solito viene svolta dai soli rumori e dice qualcosa che nell’immagine non c’è. Ad esempio, sentiamo un treno (senza vederlo) e ci informa che ci troviamo in una stazione, dello svolgersi di una situazione associata alla trama stessa.
• completare: musica e rumore, non dicono nulla di nuovo rispetto alle immagini, ma semplicemente, concorrono alla ricostruzione realistica della realtà; come per la partenza di un Jet, completato realisticamente dallo strepito durante il decollo. Funzione ovvia, ma necessaria per dare più realismo all’immagine stessa.
• collegare: un compito che musica e rumori spesso assolvono, è quello di legare insieme scene e momenti del racconto. Per esempio, vi è una scena che mostra il protagonista al lavoro in fabbrica, accompagnato da una musica gelida: più avanti si trova in autostrada e torna la stessa musica, collegandola alla stessa sensazione di tensione alienazione.
Appare chiaro, come la costruzione musicale, necessiti di una profonda analisi delle sequenze, dell’immagine, così come la sua struttura dovrà obbedire anche ad una precisa scelta formale e contenutistica, così da poter essere più incisive all’atto pratico.
Alcuni esempi pratici
Ad esempio, Ennio Morricone nel film “Mission”, sceglie di utilizzare due motivi distinti, entrambi di grande impatto e coinvolgimento: uno ritmico (“Vita nostra”) e l’altro (Gabriel’s oboe), decisamente più melodico.
L’istesso schema utilizzato da Randy Edelman nel celebre film “L’ultimo del Mohicani” e sappiamo bene di considerare due esempi davvero notevoli!
Ebbene, solo nel cuore del film i due motivi tematici vengono sovrapposti perfettamente, a dimostrazione di una scelta precisa da parte dei compositori, di concepire due brani sì autonomi, ma sovrapponibili e pensati a priori ad incastro e da utilizzare nel momento culminante della pellicola, per scatenare le maggiori funzioni emotive ed emozionali possibili…..
Citazioni citabili
“Quanto è magico entrare in un teatro e vedere spegnersi le luci. Non so perché. C’è un silenzio profondo, ed ecco che il sipario inizia ad aprirsi. Forse è rosso. Ed entri in un altro mondo. Il film è mio e ci metto tutti i conigli che voglio”
“Film come sogni, film come musica. Nessun’arte passa la nostra coscienza come il cinema, che va diretto alle nostre sensazioni, fino nel profondo, nelle stanze scure della nostra anima.”
“Tre film al giorno, tre libri alla settimana, dei dischi di grande musica faranno la mia felicità fino alla mia morte.”
Ora confrontiamo alcuni aspetti: di ieri, di oggi, di sempre…..
Nel cinema la musica ha sempre avuto un valore fondamentale, un film senza musica per quanto siano bravi gli attori o d’impatto le scene, senza una colonna sonora non avrebbe la stessa efficacia. Proviamo ad immaginare una scena di un film d’inseguimento, ad esempio poliziesco, thriller o altri generi, se dovessimo togliere la colonna sonora che in un film thriller in un inseguimento dovrebbe dare ansia l’effetto non sarebbe lo stesso perché la musica amplifica l’espressività dell’immagine e delle battute dell’attore o i suoi movimenti. Senza la colonna sonora le scene sarebbero più “fredde” perché la musica, il suo ritmo, gli accordi o altri elementi musicali usati in modo differente possono dare sensazioni diverse che associandole ad ogni genere di scena crea un effetto e un sensazione travolgente all’osservatore. E’ come per Monteverdi il madrigalismo, e il legame altamente stretto tra parola e musica, solo che in questo caso riguarda il rapporto immagine e musica. Ovviamente oltre a ciò le colonne sonore possono lasciare il segno sia dentro l’osservatore del film emozionandolo sia nel film stesso, quanti film ancora oggi sono molto conosciuti anche magari di un pò di anni fa anche solo per la colonna sonora, così come i cartoni animati per i bambini che hanno ognuno una propria sigla.
Un esempio è il soundtrack principale di “Indiana Jones”: https://www.youtube.com/watch?v=-bTpp8PQSog
altro esempio è la colonna sonora di “Rocky Balboa”: https://www.youtube.com/watch?v=VNK-DF6cPzI
così come la canzone “Eye of the tyger” dei Survivor sempre in “Rocky Balboa”: https://www.youtube.com/watch?v=CiIkBT-HFOA
oppure dal film “Footloose” la canzone appunto “Footloose”: https://www.youtube.com/watch?v=HvropLxYb5c
da “Flashdance” il brano “Maniac” di Michael Sembello: https://www.youtube.com/watch?v=6GCNUeTFSbA
Trovo che il tuo riferimento a Indiana Jones sia molto azzeccato, infatti penso che molti della nostra generazione (me compreso) abbiano conosciuto il tema principale della colonna sonora prima ancora di vedere i film. Tra l’altro l’autore delle musiche di tutta la saga, John Williams, è sicuramente un esempio vivente di quanto tu affermi riferendoti a quelle colonne sonore capaci di “lasciare il segno”: vincitore di ben cinque premi Oscar tra il 1972 e il 1994, è quasi sconosciuto alle masse anche se ha composto parecchie delle musiche più conosciute del genere (da “Star Wars” a “Lo squalo”, da “Schindler’s List” a “E.T. l’extraterrestre”, senza dimenticare i primi tre film della saga di Harry Potter).
Nonostante sia ancora in attività (all’età di ben 89 anni), Williams è già considerato una leggenda immortale da chi naviga nel suo settore, tanto che sul canale Youtube della Deutsche Grammophon (!) possiamo trovare delle sue esibizioni con nientepopodimeno che la Filarmonica di Vienna, a dimostrare l’importanza data alla sua produzione anche da parte dell’ambiente musicale più colto. Dal video della celeberrima “Marcia Imperiale” tratta da “Star Wars – Episodio IV” (https://www.youtube.com/watch?v=vsMWVW4xtwI) si può constatare chiaramente la popolarità delle sue colonne sonore: la reazione del pubblico all’inizio del brano dice più di mille parole.
Ma sicuramente non può essere solo un modo di seguire la moda. Le composizioni di Williams, oltre ad essere molto orecchiabili e originali, hanno una valenza anche dal punto di vista strutturale e armonico. Sempre su Youtube, seppure su canali non ufficiali, si possono trovare parecchie riduzioni e analisi interessanti dei suoi brani più famosi, tra cui il tema più famoso di Harry Potter (https://www.youtube.com/watch?v=I35XMs5J7II): nonostante l’ambientazione fanciullesca del film, la colonna sonora presenta molti aspetti interessanti e per niente scontati, oltre a passaggi impegnativi dal punto di vista tecnico. Puoi trovare anche, sempre sullo stesso canale, l’analisi del tema di Indiana Jones di cui hai inserito il link: https://www.youtube.com/watch?v=fZiqzKK8oq8
Leggendo di “Indiana Jones” non ho potuto fare meno di trovare un importante parallelismo con “Lo squalo”, la cui colonna sonora era ben impressa nella mia mente ancora prima di vedere il film. Sin da piccola ho giocato a fare lo squalo immergendomi in acqua con una mano sulla testa a mo’ di pinna, canticchiando mentalmente il famosissimo “mi fa mi fa mi fa”. La cosa curiosa è che è come se l’immagine di questo predatore sia sempre stata associata dal mio cervello a una cellula musicale ben precisa (o meglio un ostinato), rendendole una cosa sola. Un anno fa ho avuto il piacere di suonare con la filarmonica Mousiké alcune colonne sonore di film horror, come “Lo squalo” e “Profondo rosso”. Durante l’esecuzione mi sono resa conto di quanto i miei sensi fossero all’erta, quasi come se mi aspettassi che da un momento all’altro sarebbe successo qualcosa di spaventoso, e l’immobilità e il silenzio del pubblico non facevano altro che confermare la mia sensazione.
Penso che quest’effetto non sia stato prodotto solo dalla musica, ma in buona parte anche dalle immagini che si sono create nella mente di tutti i presenti. Il cinema è un amplificatore del rapporto suono-immagine e il principale creatore di associazioni tra il dato visivo e il fenomeno sonoro.
Colonna sonora “Lo squalo”
https://www.youtube.com/watch?v=dgk1JCRWvY0
Colonna sonora “Profondo rosso”
https://www.youtube.com/watch?v=lN5wpoNJDUk
Monteverdi affermava che la musica dovesse essere “al servizio della parola”; nei secoli successivi però questa visione cambiò e si arrivò a comprendere meglio la grande potenza della musica come mezzo espressivo. Questa, pur avendo il limite di non poter definire precisamente un sentimento, una sensazione, un personaggio, è capace di esprimerli come non sarebbe possibile se si usasse la parola (è capitato a tutti almeno una volta di ascoltare un brano e non essere in grado di spiegare a parole le sensazioni provate).
Wagner è riuscito a risolvere in parte questo problema introducendo i leitmotiv, i famosi frammenti sonori che identificavano un determinato personaggio, una situazione, un oggetto, uno stato d’animo, e che erano i medesimi in tutte le sue opere; l’ascoltatore era quindi in grado di orientarsi meglio, con un metodo che cercava in qualche modo di colmare i vuoti espressivi della musica. Questa tecnica è stata ripresa anche da molti musicisti futuri a Wagner, che ne hanno saputo cogliere la grande efficacia.
Nelle colonne sonore il ruolo della musica è proprio questo, e cioè accompagnare le parole ma per ampliare il loro significato e introdurre sentimenti e sensazioni che il testo da solo non sarebbe in grado di esprimere. Se immaginiamo un film o una serie tv senza musica ci rendiamo conto di come sia incompleto, e che manchi qualcosa di veramente importante (tanto che molto spesso un film viene definito bello o brutto a seconda che lo sia la colonna sonora); qui secondo me la musica assume la stessa importanza della parola, anche e soprattutto perchè l’una non potrebbe fare a meno dell’altra.
Concludo con l’ascolto di quella che io reputo essere la colonna sonora più bella mai realizzata, e che secondo me è molto sottovalutata, cioè quella del film “La leggenda del pianista sull’oceano” di Ennio Morricone. Trovo che abbia tutti gli elementi che ho descritto prima; quando la ascolto emergono sensazioni, ricordi, che la parola non sarebbe in grado di comunicare. La si può trovare al link seguente https://youtu.be/wbLlIDSGdHQ
Concordo pienamente con la tua affermazione “nei secoli successivi però questa visione cambiò e si arrivò a comprendere meglio la grande potenza della musica come mezzo espressivo”.
Anche se sicuramente in scala molto minore posso dire di aver vissuto questa esperienza in prima persona quando ho svolto la mansione di aiuto fonico in uno spettacolo teatrale.
In molte parti nello spettacolo le persone erano concentrate sulle azione e le parole degli attori, ma si sentiva chiaramente nella sala un cambio di atmosfera quando, invece che le parole degli attori, a fare da protagonista era la musica supportata dalle loro azioni e dai loro movimenti.
Questo fa capire a pieno quanto la musica, soprattutto se piazzata in determinati momenti, abbia un potere espressivo di gran lunga maggiore a quello delle parole, infatti come nuovamente dicevi tu “è capitato a tutti almeno una volta di ascoltare un brano e non essere in grado di spiegare a parole le sensazioni provate.”
Quello del compositore di musica da film è sicuramente uno dei mestieri musicali più affascinanti e più ammirati agli occhi del grande pubblico grazie anche all’enorme diffusione di lungometraggi e serie tv che abbiamo al giorno d’oggi. Spesso le colonne sonore, utilizzando solitamente strumenti “classici” sinfonici, possono portare addirittura a incuriosire gli spettatori nei confronti della musica cosiddetta “colta” fino ad avvicinare i giovani allo studio di essa, come in parte è successo a me da piccolo grazie all’influenza delle mie sorelle maggiori.
A questo proposito diventa particolarmente interessante quando nei film ci sono riferimenti concreti alla musica classica, soprattutto se il compositore si preoccupa di integrare il tema del film e della colonna sonora con queste “contaminazioni” colte. Un esempio che mi aveva colpito molto è “Sherlock Holmes – Gioco di ombre” (musiche di Hans Zimmer, tra i più famosi e ingaggiati a livello internazionale): nonostante il film sia un’evidente “americanata”, piena di azione e effetti speciali, il fatto che l’antagonista Moriarty sia appassionato di musica classica viene spesso portato in evidenza. L’esempio più evidente è la scena del Don Giovanni (https://www.youtube.com/watch?v=TIKwW1qoGGU), in cui la colonna sonora e l’opera mozartiana si intrecciano quasi confondendosi, cedendo il posto l’una all’altra nei momenti più opportuni. Durante il film la colonna sonora assume inoltre forme molto diverse a seconda della situazione, passando dalla musica popolare gitana (https://www.youtube.com/watch?v=i3MT8RKfyXU) al valzer (https://www.youtube.com/watch?v=Q6kXj1TADsk), dimostrando non solo la versatilità di Zimmer ma anche come nel mondo del cinema la cooperazioni tra le varie parti (regia, sceneggiatura, montaggio, musiche) sia essenziale per raggiungere un risultato finale soddisfacente.
Concordo pienamente con quello che dice Andrea; la musica cosiddetta classica calza a pennello come colonna sonora di film, tanto che sono veramente molti i compositori di musiche da film che affidano a un’orchestra sinfonica la realizzazione della parte musicale, siano questi brani di compositori di musica “colta” oppure semplicemente musiche create dai compositori per il film stesso. A questo proposito, sempre riferendosi al film di Sherlock Holmes nominato da Andrea, in una scena Moriarty canta il lied di Schubert “Die Forelle” (https://youtu.be/ppccrPqOqHI). Invece, riferendomi alla serie tv della BBC con lo stesso protagonista (le cui musiche sono di David Arnold e Michael Price), è Sherlock stesso a suonare il violino, ed è la musica che suona che fa da colonna sonora a molte scene dei vari episodi.
Un’altra serie tv da citare in questo senso è “Ratched”, una serie originale Netflix che presenta come intro la “Danza Macabra op 40” di Saent-Saëns (https://youtu.be/cD8c6nBF2xI), e, in generale, tutte le colonne sonore sono eseguite da un’orchestra sinfonica. Durante una scena inoltre è presente un frammento del brano di Schaeffer “Orfeo 53” (https://youtu.be/XJq3jItducg).
Per quanto riguarda il “riprende musica di altri” nelle colonne sonore mi viene in mente la sigla di “The Man in the High Castle” (serie Amazon) che non è altro che la canzone “Edelweiss” di “Tutti insieme appassionatamente”. Questa scelta risulta particolarmente efficace in quanto ci permette di individuare immediatamente l’ambientazione temporale della serie (o per lo meno intuiamo che verrà trattato il tema del nazismo). Infatti la canzone, che nel musical simboleggia il desiderio della famiglia Von Trapp di un’Austria libera dal nazismo, si è diffusa rapidamente come un canto patriottico. La melodia, semplice ed estremamente coinvolgente, è meraviglioso canto d’amore che rimane certamente impresso.
Sigla serie: https://www.youtube.com/watch?v=U3OvfFseS6U
Canzone musical: https://www.youtube.com/watch?v=z6-P3pFhmQI
Leggendo il commento di Sara mi viene in mente un altro dei tanti casi di questo tipo, ovvero la ripresa di un tema popolare che ha assunto un significato determinante nella cultura di massa anche grazie ad un suo utilizzo nel mondo cinematografico: Bella Ciao né “la casa di carta”
https://youtu.be/dsub9LGYiVs
Oppure la ripresa di numerose canzoni, anche se per uso più commerciale, in molti film/cartoni negli ultimi anni. Voglio evidenziare il fatto che si usa musica diventata hit negli anni precedenti per valorizzare una certa scena. Un esempio è l’uso di “Fireworks” di Katy Perry nel film d’animazione “Madagascar 3” (https://www.youtube.com/watch?v=J06aSFthX1Y), oppure il classico e direi leggendario brano di Elton John “Can you feel the love tonight” usato nel “Re Leone”, (https://www.youtube.com/watch?v=KjgWWjkNbhU) probabilmente uno dei cartoni animati più belli della Disney, (parere personale).
Leggendo il commento di Andrea, mi è ritornata alla mente la scena del film Leon in cui, prima della carneficina, il mitico Gary Oldman disquisisce su Beethoven con una delle vittime. https://youtu.be/sg9eij1rxqY
Approfondendo su internet, ho trovato interessanti collegamenti che Hollywood suole fare tra personaggi cattivi e musica classica, come a voler conferire un intrigante vena di raffinatezza nella sfaccettatura di personaggi così mentalmente complessi e accattivanti.
La proiezione cinematografica, dopo essere stata inventata dai fratelli Lumière verso la fine dell’Ottocento, si rese presto conto della necessità di accostare all’immagine un elemento che potesse coinvolgere il fruitore, più di quanto non facesse già per l’epoca la sola immagine. Cosa c’è di meglio se non un’arte che da secoli accompagna l’evoluzione dell’uomo?
Nei primi anni del novecento nacque la consuetudine, proseguita fino agli anni ’20, di accompagnare la proiezione del film con musica eseguita dal vivo solitamente da un pianista o da un organista, ma a volte anche da un’orchestra. Il primo film dotato di una colonna sonora a tutti gli effetti fu “Il cantante jazz” (1927), dove alla musica in sincrono si aggiungevano i dialoghi dei protagonisti.
L’immagine resta comunque intrinseca di significati di impatto. Da questa concezione nacquero capolavori del cinema muto come “Cabiria” (1914) e il celeberrimo “Metropolis” (1927) diretto dal regista Fritz Lang.
Il corso della storia è ormai cosa nota e ben sappiamo che “l’arte” di unire il suono all’immagine è diventata con il passare degli anni sempre necessaria, importante ed efficace a livello comunicativo.
L’immagine, basandosi sul dato visivo è solitamente più immediata e comprensibile, diversamente dalla musica che spesso richiede quello sforzo in più per essere capita, lavorando però con grande successo sull’aspetto emozionale.
L’intrattenimento d’oggi si sta muovendo sempre più rapidamente verso l’idea di spettacolo ‘’immersivo’’, inteso come lo stuzzicare l’attenzione del fruitore attraverso lo stimolo di più sensi possibili. Pensiamo al cinema 4D o a spettacoli dove le proiezioni vengono accompagnate da un gruppo dal vivo che esegue le colonne e da effetti speciali di tutti i tipi. Citando il regista Sergio Leone “Il cinema deve essere spettacolo, è questo che il pubblico vuole”. Senza andare molto lontano rispetto al precedente tema (vedi “Il canto popolare”) lo spettatore vuole sentirsi partecipe e stimolato.
Udito e vista rappresentano i sensi principali che permettono all’uomo di orientarsi sia nella vita che nell’arte. Lo scorso anno, con alcuni compagni di classe ed assieme al prof. Mapelli, abbiamo messo in scena uno spettacolo proprio legato al rapporto tra arte visiva e musica. La proiezione “statica” di quadri veniva accompagnata dalla dinamicità descrittiva della parola e da quella evocativa della musica. Per l’occasione erano state presentate composizioni originali che ben dialogavano con le tematiche dei dipinti. Senza andare molto lontano rispetto al precedente tema (vedi “Il canto popolare”) lo spettatore vuole sentirsi partecipe e stimolato.
Concludo con il proporre un frammento tratto da uno spettacolo televisivo del pianista e grande comunicatore Stefano Bollani dove con leggerezza viene evidenziato il rapporto stretto tra musica e parola/immagine: https://www.youtube.com/watch?v=suAWcsXNqUQ&t=238
Divertentissimo il video di Bollani! L’idea di base poi è molto interessante: molto spesso è la musica ad essere al servizio dell’immagine, ma cosa succederebbe se fosse il contrario? Forse ciò sarebbe possibile solo in campo teatrale e operistico, come ha accennato Sofia in uno dei suoi commenti parlando di Wagner e Bayreuth. Oppure anche nei musical, nei quali, come in campo operistico, la rappresentazione è sempre diversa a seconda del regista nonostante la musica rimanga quella. Inoltre il musical incarna al meglio l’idea di “spettacolo immersivo” che hai citato: tra canto, ballo, musiche fuori scena, costumi e scenografie, lo spettatore non può fare a meno di sentirsi coinvolto a 360 gradi.
Il rapporto tra suono e immagine salta all’occhio in particolare per quanto riguarda l’ambito cinematografico. Le colonne sonore costituiscono un fattore importante all’interno della pellicola cinematografica: già dalle prime note udite, che accompagnano i titoli, si può percepire la sfumatura emozionale che investe il film o parte del film. In un film drammatico molto probabilmente troveremo una colonna sonora in modo minore, mentre in una commedia troveremo senz’altro un accompagnamento spumeggiante, ironico, in modo maggiore.
È interessante però analizzare il rapporto tra “Suono e immagine” non solo dal punto di vista televisivo. Si tratta di una relazione che persiste da più tempo, che possiamo ritrovare anche in ambito classico. Un esempio che mi viene in mente sono i “Quadri di un’esposizione” di Musorgskij, composti nel 1874. Il compositore infatti compone 14 pezzi intitolati, che sono collegati a una serie di dipinti dell’amico pittore Viktor Hrtmann, morto l’anno precedente. Si ispira in particolare alla serie delle opere esposte a San Pietroburgo. Originariamente questi pezzi sono scritti per pianoforte, poi trascritti da Ravel per orchestra. Vi è una particolare associazione tra il “suono”, ovvero la musica geniale di Musorgskij, e l'”immagine”, ovvero la serie del pittore Hrtmann. Come per quanto riguarda in linea generale l’ambito cinematografico, anche in questo caso si parte da un materiale visivo, che viene reso più espressivo ed efficace dalla musica. La celeberrima colonna sonora “Mission” di Ennio Morricone sta al film “Mission”, come i “Quadri di un’esposizione” del compositore russo stanno all’esposizione pittorica dell’amico. Come per esempio in questi due casi, estrapolati da periodi storici e contesti differenti, l’immagine viene esaltata e resa celebre, grazie alla musica geniale. Suono e immagine si avvicinano creando un rapporto di continuità, senza far sí che i due aspetti si mescolino e diventino un’unica cosa. La composizione di Musorgskij e la serie pittorica dell’amico, si fondono ideologicamente in un unico percorso, in cui ci sembra quasi di poter “ammirare con gli occhi” la musica e “ascoltare con le orecchie” i dipinti. No, non ho scritto sbagliato: i due aspetti artistici si avvicinano talmente tanto che camminano a braccetto, viviamo un’esperienza multisensoriale, similmente a quanto succede in seguito a una combinazione azzeccata di scene e colonna sonora in ambito cinematografico.
Spunto di ascolto dei “Quadri di un’esposizione”, collegato alle opere pittoriche presenti nel video: https://www.youtube.com/watch?v=kkC3chi_ysw&t=453s
Ho apprezzato tantissimo il pensiero di Marta: l’associazione musica-immagine porta immediatamente a pensare all’industria cinematografica, ma non c’è solo quello! Immagine è tutto ciò che è visibile: lei parla di quadri ma anche un ballo, uno spettacolo circense, o un semplice panorama sono immagini.
Immaginiamo ad esempio di essere in riva al mare a goderci la vista del tramonto. Bellissimo, ma sarebbe la stessa cosa se ci tappassimo le orecchie e rimanessimo nell’assoluto silenzio? Sarebbe comunque un’immagine piacevole ma priva di contesto! Manca qualcosa: non si sente il rumore delle onde che si infrangono o il garrire dei gabbiani. È solo con l’associazione suono (o rumore) – immagine che riusciamo ad immergerci completamente in quello che stiamo vivendo (la dimensione 4D a cui si riferisce Matteo).
Pensiamo invece a dei ballerini senza musica, l’immagine dei loro corpi che si muovono sinuosi rimane, ma sembrerebbero dei matti! E il circo senza effetti sonori? Ricreerebbe la stessa tensione, lo stesso divertimento e lo stesso stupore? Non credo proprio.
Per sottolineare il rapporto tra l’immagine del ballerino e la musica riporto una citazione di Mirko Badiale “Ballare significa cantare con il corpo”.
Mi vengono in mente altre citazioni di figure di spicco della storia riguardo all’affermazione di Sara “..Immagine è tutto ciò che è visibile..” :
1. “È la notte la vera musica che sento: rane, grilli, i suoni della natura. La musica è il canto della terra.” Bob Marley
2. “Si dovrebbe, almeno ogni giorno, ascoltare qualche canzone, leggere una bella poesia, vedere un bel quadro, e, se possibile, dire qualche parola ragionevole.” Goethe
3. “Così il pennello sta alle mie dita come l’archetto al violino, e assolutamente per mio piacere.” Van Gogh
concordo quanto detto da Marta.
Parlando dei quadri di un’esposizione mi viene in mente quando al Liceo abbiamo avuto il compito di musicare un quadro di Escher “le metamorfosi”. Il nostro compito era basato su dividere il quadro in pezzi e ognuno di noi doveva musicare il proprio frammento ispirandosi a ciò che c’era rappresentato.
Questa attività mi ha stupito in quanto vedere un quadro con dei suoni sotto che lo rappresentano ti fanno apprezzare e ti fanno capire di più ciò che si sta guardando.
https://youtu.be/ZFwoinhJj-c – Quadro si Escher con un brano dei Pink Floyd
Concordo molto con il pensiero iniziale di Elena infatti gli antichi Greci furono i primi a costruire una scala di colori divisa in sette parti, in analogia con le sette note della scala musicale.
Il primo pittore nella storia ad occuparsi del rapporto tra suono e colore è stato Giuseppe Arcimboldi (1500). Partendo dal sistema pitagorico delle proporzioni armoniche di toni e semitoni, creò una corrispondente scala di valori cromatici, usando sia il suo senso artistico, sia il metodo scientifico. Il pittore, attraverso la creazione di un’apposita scala di grigi, riuscì a correlare i rapporti tra i gradi della scala musicale e la luminosità dei colori.
Anche io Newton correlò le note musicali ai colori, attraverso un’analogia diretta tra i fenomeni acustici e quelli ottici, proponendo una stretta corrispondenza tra i sette colori dell’arcobaleno e le sette note della scala musicale.
Per quanto riguarda le opere pittoriche, come esperienza personale, con il docente di Italiano e alcuni compagni della classe abbiamo collaborato in un progetto intitolato “Migrazione e Incontri”, mirato all’unione di narrativa musica e pittura: sono stati esposti dei quadri ispirati al tema dell’immigrazione accompagnati dal suono, da composizioni e canti alcune create proprio dai compagni. è un’esperienza che si allontana dall’area cinematografica ma si tratta comunque di un momento dove suono e immagine vengono uniti e danno la possibilità al pubblico di creare un’atmosfera diversa, più ricca e diversa rispetto alla solita esposizione pittorica o musicale che sia. come detto da Sara se non avessimo la possibilità di vedere o di sentire, le emozioni sarebbero prive di contesto
che ricordi! è stata davvero una bellissima esperienza, suonare una base musicale d’accompagnamento sotto i testi letti dal professor Mapelli, con dietro un’immagine per ogni scena. Il nostro obbiettivo in quel caso era appunto quello di far risaltare il testo e le immagini attraverso basi di mero accompagnamento, con passaggi in cui davamo noi l’introduzione oppure chiudevamo la scena. Un’esperienza indimenticabile per me, e spero che lo sia stata anche per le persone che ci hanno ascoltato.
Il commento di Marta mi ha molto interessato e mi ha fatto venire in mente un altro autore che utilizza l’arte visiva (pittura) in rapporto alla musica ovvero Kandinskij (nome completo Vasilij Vasil’evič Kandinskij).
I colori sono in grado di comunicare con chi li osserva come la musica è in grado di comunicare con chi la ascolta.
Kandinskij è a stretto contatto con la musica sin da piccolo, impara infatti a suonare il violoncello da bambino.
Una tappa fondamentale nella sua vita che lo ha portato a dipingere in correlazione alla musica è stata sicuramente quando sentì il concerto del compositore austriaco Arnold Schönberg a Monaco nel 1911.
Kandinskij rimane colpito dalle note “nervose” del pianofortee dipinge su tela quello che la composizione ha provocato in lui in “Impression III (Concert)” iniziando tra l’altro anche uno scambio di lettere con il musicista.
Così iniziò a dipingere diverse serie di quadri che chiama “Impressioni”, “Improvvisazioni” e “Composizioni”.
Il pensiero di kandinskij mi affascina molto perchè pensa che “l’anima, paragonabile a un pianoforte, possegga numerose corde che l’occhio, a mo’ di martelletto, è in grado di percuotere grazie all’azione di un tasto, il colore”.
Secondo Kandinskij ogni colore può essere associato a uno strumento:
Il giallo, vulcanico e prorompente, al suono di una tromba.
Il rosso, caldo e vitale, al suono di una tuba.
L’azzurro al suono di un flauto.
Il blu scuro, profondo ed intenso come il mare, al suono di un organo.
Il verde al violino.
L’arancione ad una campana ecc…
Suono e immagini, dunque suono e arte sono elementi strettamente connessi in grado di suscitare emozioni davvero significative. Di per sé ascoltando un brano, guardando un’opera d’arte nascono delle emozioni, diverse in ogni soggetto, ma significative, quindi se immaginiamo di unire le varie arti, ad esempio nel mondo cinematografico che coinvolge teatro e musica, le emozioni suscitate si moltiplicano, tanto da provocare dei brividi a volte.
Il primo pensiero che suscita in me questo argomento è che molte persone rifiutano la musica classica in generale e a volte non si rendono conto che in uno dei loro film preferiti è presente un tratto di musica classica che accompagna magari la scena più commovente, ed è proprio lei che contribuisce nel suscitare quel tipo di emozione, se non ci fosse la musica, o viceversa se non ci fossero immagini, la reazione del pubblico sarebbe differente, risulterebbero molto meno passionali o importanti.
L’unione di suono e immagine non va a toccare solo l’ambito cinematografico, si sviluppa molto prima. Ad esempio, se analizziamo una qualsiasi Opera rappresentata a teatro è già un’unione di suono e immagini, la prima opera a cui potrei fare riferimento è Madama Butterfly di Puccini che vista recitata suscita davvero il senso di tragedia che il compositore vuole trasmettere, la scena della morte senza una rappresentazione teatrale non sarebbe la stessa cosa; la relazione tra suono e parola si è poi evoluto nell’ambito cinematografico ma è importante sottolineare che nasce molto prima del cinema questa relazione, che si è poi sviluppata in altri ambiti fondendo tutte le arti in una unica in grado davvero di andare a toccare la nostra coscienza
Suono e immagine….immagine e suono. Quante volte osservando una vecchia foto o un’immagine significativa abbiamo rivissuto colori, profumi e sensazioni di quel momento, accompagnate anche da un ricordo musicale. Analogamente questo processo può avvenire partendo dal suono.
“Il paesaggio riflette in me sempre qualcosa di sacro e misterioso, come una specie di continua preghiera” (Paolo Conte)
Il paesaggio rappresenta qui un importante spunto compositivo dove l’immagine fa da padrona.
Conte è un magistrale “regista” capace di coniugare esperienze, musica, cinema, letteratura e nostalgia grazie alla rappresentazione di un mondo dalle mille sfaccettature. Il vissuto dell’artista spesso emerge dalle pieghe delle righe e delle rime, impregnando le canzoni di una carnalità a volte sensuale.
È musica che fa emozionare evocando sensazioni che nemmeno si sono vissute. Il vero talento di un artista sta proprio in questo: farti sentire che le emozioni sono dentro di te anche se le vivi per affinità. Conte ha l’abilità di dipingere canzoni. Qui il potere della musica di evocare un’immagine è portato ai massimi livelli. Rilegare la genialità del cantautore astigiano al solo campo della musica e della parola sarebbe un errore imperdonabile. Conte regala pennellate di emozioni. Un esempio della forte simbiosi tra musica e parole del repertorio contiano è la ‘’ topolino amaranto” capace di proiettare l’ascoltatore in un mondo pieno di spunti e motivi di riflessione.
Una figura così eclettica e in continuo fermento, pronta ad assorbire qualsiasi stimolo e trasformarlo in nuovi spunti, non poteva non giungere alla creazione di un progetto che prevede la fusione di musica, letteratura, pittura e cinema: “Razmataz”.
Razmataz è un progetto cinematografico di più di due ore di sincronizzazione audio-video dove quadri, anche dipinti dallo stesso Conte, vengono accompagnati da composizioni originali.
Conte è ormai un anziano avvocato in pensione la cui vera causa da perorare è sempre stata l’inscindibile rapporto tra suono e immagine…..sicuramente le prove non mancano. Come si suol dire “Ai posteri l’ardua sentenza”
Consiglio vivamente la lettura del libro “Paolo Conte. Il viaggiatore dei paesaggi cantati”.
Propongo infine alcuni dei pezzi più celebri del cantautore che ben sottolineano lo stile compositivo e gli aspetti trattati.
“Parigi”: https://www.youtube.com/watch?v=q-Yf9c61uuQ
“La Topolino amaranto”: https://www.youtube.com/watch?v=Qka9FfDKwWE
“Genova per noi”: https://www.youtube.com/watch?v=cPKXFc_AO7U
Concordo, la musica aiuta veramente a un coinvolgimento totale. ricordo quando ho suonato musiche originali sopra un cortometraggio di Chaplin, che già di per sè faceva sbellicare, in un concerto per la cineteca di Bologna e ridevamo già noi musicisti oltre che il pubblico quando sottolineavamo le tante smorfie e movenze di Chaplin.
o quando abbiamo suonato io, tu e Matteo musiche abbinate alle Poesie del prof. Mapelli e i quadri di Marcello Arzuffi. Eravamo riusciti in qualche modo a creare un mondo attorno all’immagine, una storia fatta di sensazioni che andavano a sovrapporsi appunto grazie all’apporto sia delle immagini che dei dipinti
E ricordiamo anche i magici momenti quando ci faceva suonare il pianoforte mentre ci spiegava i testi di letteratura, con lo scopo di rendere l’atmosfera più suggestiva. Direi che è un metodo più che efficace per ricordarci meglio le cose, anche se dovevamo improvvisare 🙂
Suono e immagine sono, per natura, strettamente collegati.
Nella preistoria, suoni e rumori la cui fonte era indefinita erano considerati automaticamente un pericolo.
Questo concetto di suono estrapolato dalla fonte viene introdotto volutamente da Pitagora col termine acusmatico, come il suono della sua voce durante le lezioni ai discepoli. Pitagora parlava infatti da dietro una tenda, in modo che i discepoli si concentrassero sul significato delle sue parole. Il concetto di suoni e rumori acusmatici, oltre che essere stato ripreso dal compositore di musica concreta Pierre Shaeffer nel XX secolo, viene tuttora usato nel mondo del cinema (erede forse delle prime sperimentazioni di unione ricercata tra suono ed immagine: il teatro greco).
Più di una volta mi sono ritrovata a riflettere sul peso che la musica ha in una sequenza cinematografica: come ampiamente argomentato dai miei compagni, è uno dei migliori tramiti espressivi. Non nego che ci siano scene così intense da non necessitare di un sostegno sonoro per colpire nel segno, ma sono così rare da poter essere trascurate in funzione del nostro discorso.
Durante la tentata stesura del musical organizzata da noi ragazzi fino all’anno scorso, ho potuto sperimentare la difficoltà (e la magia) della perfetta coesione tra musica ed immagine. Osservavo i miei compagni comporre e cercavo di trasmettere loro i possibili scenari figurativi che si sarebbero dovuti svolgere sul palco. Nonostante l’impossibilità di svolgere un risultato finale compiuto, ho apprezzato l’esperienza anche per questo motivo.
Un’altra esperienza personale citabile è quella del progetto di musica sinfonica svolta con l’orchestra del Liceo. Una delle produzioni che mi è rimasta più impressa, tra tutta la musica classica suonata, è infatti quella delle due colonne sonore de “il Gladiatore” e “Pirates of the Caribbean”. Nonostante i pregiudizi di molti, è stata una delle esperienze più coinvolgenti che io abbia mai provato. L’efficacia della musica da film è spesso sottovalutata…
Per quanto riguarda l’esperienza del musical (a cui anche io ho fatto parte) oltre che la magia della musica coesa con la recitazione ne ho potuto constatare anche le difficoltà.
Mi sono occupata principalmente del testo ed è stato davvero complicato farlo coincidere con la musica e trovare le parole giuste per descrivere la scena.
Anche per me questa esperienza è stata molto importante, avevo un testo molto più semplice di un copione di un film da scrivere e da musicare eppure ho trovato tante difficoltà.
Bellissima esperienza, mi ricordo di aver lavorato con te a quel progetto, mi sono occupato della composizione di alcune tracce per delle scene. Devo dire che è stato difficile, senza una giusta preparazione anche la realizzazione di un brano di difficoltà ridotta può essere impegnativa. Volevo precisare ciò per dire semplicemente che stimo molto chi ha addirittura fatto di questa cosa un lavoro, (al giorno d’oggi) motivo per cui è anche entrato nella storia (es. J. Williams, Bernstein, H. Zimmer, Morricone).
Anche io avendo composto alcune tracce per il musical mi sono reso conto di quanto difficile sia trasmettere quello che si ha in mente attraverso la musica specialmente quando si deve seguire una trama anche ambientata in epoche differenti, è stata un’esperienza molto bella perchè mi ha obbligato a ragionare sul messaggio e sull’immagine che la musica che componevo trasmettesse. Ammetto la mia ingenuità nel credere che non fosse poi così complicato connettere una musica con un testo e una situazione non pensata da te in prima persona, per questo sono molto contento che negli ultimi anni la musica per film, cartoni ecc.. venga considerata alla pari della musica come comunemente viene intesa da molte più persone, visto anche il grande e impegnativo lavoro che bisogna svolgere per poi essere quasi sminuiti nel proprio lavoro.
Il commento che ha scritto Elena permette di collegarmi alle esperienze orchestrali che mi hanno permesso di eseguire musica da film: l’orchestra a pizzico “Estudiantina”, con cui ho eseguito colonne sonore da film come “Mission” e “La vita è bella”, e la banda di Istituto, dove ho eseguito musiche da film come “Il Gladiatore” e “Indipendence Day” e da serie televisive come “Game of Thrones”. Queste esperienze mi hanno permesso di comprendere come, tutto sommato, le colonne sonore dei film siano semplici e facilmente suonabili da musicisti anche solo con una minima esperienza; anche se probabilmente non era un obiettivo dei compositori, è comunque un modo per permettere a molti di poter eseguire questa musica (ricollegandomi al blog “La musica popolare” e alla facilità della musica che permette a tutti di partecipare e di sentirsi coinvolti).
Io, come Elena, ho percepito molti pregiudizi da parte di musicisti classici che ritenevano essere brani troppo semplici per quelle che erano le nostre possibilità; allo stesso tempo brani di questo tipo non prevedono che gli ascoltatori possiedano un orecchio “istruito” per riuscire ad apprezzarli e in più, parlando per esperienza, sono veramente molto divertenti da suonare per gli esecutori, oltre che più coinvolgenti per il pubblico, cose che secondo me accadono meno con la musica “colta”.
La vita è bella (eseguita dall’orchestra “Estudiantina”): https://youtu.be/sj6zIundrMA?t=11
Così come Pitagora sistemò un telo tra sè e i suoi discepoli, in modo tale che questi si concentrassero sul significato delle sue parole senza distrazioni, Wagner introdusse il “golfo mistico” e la scena a “scatola ottica” nel teatro di Bayreuth, la cui costruzione iniziò nel 1872.
Nascondere l’orchestra e il direttore sotto al palcoscenico induceva infatti lo sguardo del pubblico a orientarsi verso il palco, l’unica parte illuminata dell’intero teatro ed il luogo in cui suono e immagine diventavano una cosa sola.
Considero questa grandissima innovazione un passo fondamentale nella direzione del cinema che oggi conosciamo.
il compositore di colonne sonore per i film deve sapere aggregare il motivo alle immagini, ad una determinata sequenza, sottolineando la passione, i momenti di tristezza, la suspense, la felicità. E’ un puzzle molto difficile e la bravura è quella di suscitare in noi un’emozione, di improntare nella nostra mente un fermo immagine riconducibile ai sentimenti descritti sopra. Sono tantissime le colonne sonore che mi ricordano il film, cito il “Gladiatore”, “Skyfall”, “Pirati dei Caraibi”, “Grease”, “Dirty Dancing”, “La musica nel cuore: August Rush”, “Stardust” ecc… fra questi c’è quello a cui sono più legata emotivamente. In August Rush la storia di un bambino prodigio si intreccia con la storia dei due genitori, entrambi musicisti, che si cercano dopo essersi persi e cercano il figlio perduto. Le musiche composte da Mark Alan Mancina e da Chick Corea (un grande Jazzista americano) si intrecciano nella “August’s Rhapsody” (https://youtu.be/opS_Dmm15tY) scritta nel film dal ragazzo (per orchestra e violoncello, lo strumento che suonava la madre) e nella canzone pop “Something Inside”(https://youtu.be/zynpXcAhq8c) cantata dal padre con similitudini melodiche. La cosa più esaltante è che ogni strumento viene collegato ad un suono o a un rumore esistente nella natura e nella vita di tutti i giorni, da una semplice palla che rimbalza al vento leggero fra le spighe di grano. Un film e una musica che consiglio a chi non è riuscito ancora a vedere!!!
I suoni e i rumori nei film sono fondamentali. Prendiamo come esempio i film horror o thriller. Che senso avrebbero senza una musica ansiolitica o rumori strani di sottofondo?
Senza la musica guarderemmo il film con molta più razionalità e senza essere spaventati più di tanto e alcune scene farebbero pure ridere per le assurdità che presentano.
C’è una precisa tecnica per comporre musica da accompagnare a film horror. Nelle scene di ansia o di incertezza (l’assassino cammina verso una vittima, il protagonista si aggira in una stanza buia…) la musica dopo che il tempo è accelerato sempre di più, si ferma. Questo ci spaventa perché cadiamo nell’ignoto, non abbiamo più una giuda che ci dice “sta per succedere, ora lo uccide, ora lo trova”. La scena che ci spaventerà sta per succedere ma senza la musica non sappiamo tra quanto.
Esempi:
https://www.youtube.com/watch?v=46nH8ebyzik&t=1s (hide and seek)
https://www.youtube.com/watch?v=8IpwsbJexZU&t=1sm (the conjuring)
Il genere horror è sicuramente tra quelli in cui il rapporto suono-immagine è più rilevante. Leggendo il tuo commento ho pensato subito a mia sorella, che si ostina a vedere gialli e polizieschi anche se ogni volta che c’è una scena con un minimo di tensione disattiva l’audio della tv per paura di un “jumpscare”. Le scene senza suono hanno infatti tutto un altro impatto e non rendono assolutamente le emozioni che dovrebbero trasmettere. Ad esempio, nella scena all’inizio di It dove Georgie viene ucciso se togliamo la musica di sottofondo non è poi così inquietante: https://www.youtube.com/watch?v=k_VL20wPIg4 .
La stessa cosa si può vedere anche nel senso opposto, ovvero inserendo musiche che non c’entrano niente, come in questo video dove una musichetta di SpongeBob è stata sovrapposta a una scena di un film horror: https://www.youtube.com/watch?v=2uLhqAwNjRc . Il risultato, invece che essere spaventoso o disturbante, diventa piuttosto ridicolo, soprattutto se visto così fuori contesto.
È evidente quindi che il sonoro nei film è fondamentale per colpire lo spettatore nel modo giusto, soprattutto in quei generi come thriller e horror che puntano a provocare emozioni forti e sgradevoli in chi li guarda.
Forse comporre musica per film Horror ti porta in un’altra dimensione dove le scene sono accompagnate dal batticuore. Sono quasi sempre composizioni ritmiche, crescenti che ti fanno rimanere col fiato sospeso e addirittura le colonne sonore vengono interrotte bruscamente da suoni o rumori improvvisi nei momenti di massima tensione. due delle più conosciute sono quelle che sotto riporto.
“Profondo rosso” https://youtu.be/lN5wpoNJDUk scritta da Simonetti e suonata dai “Goblin”
“Il corvo” https://youtu.be/456hxn38eqc composta da “The Cure”
Parlando di Cinema Horror/ thriller è d’obbligo citare Psyco di Alfred Hitchcock pubblicato nel 1960 , film nel quale vi è una delle scene più celebri della storia del cinema “il delitto sotto la doccia”.
70 inquadrature diverse, 7 giorni di lavoro per ottenere 45 secondi di scena che grazie all’accompagnamento musicale di Bernard Hermann diventano 45 secondi di pura ansia.
Nonostante siamo negli anni ‘ 60, periodo con effetti speciali in via di sviluppo il compositore rende la scena profondamente reale e viva nella mente dello spettatore attraverso l’uso di violini stridenti come mezzo espressivo. Grazie all’ausilio di immagine e suono c’è un immersione più completa e su più piani percettivi. Questo porta ad ampliare le nostre emozioni. Per questo una scena come quella che ho citato ci riesce a trasmettere un senso di ansia cosi dirompente. Infatti fondamentalmente in questa scena il regista non ci fa vedere nulla di sconvolgente ma è quello che percepiamo che ci va a smuovere.
Riporto qui la scena citata
https://www.youtube.com/watch?v=zqCqQ9zA3m0
Come già anticipato da Lisa la colonna sonora di un film horror è molto importante. Nei fil horror infatti la maggior parte della paura e dell’ansia è derivata dall’ambientazione in particolare dei suoni e rumori, appositamente scelti per incutere terrore nello spettatore. Una particolarità è che i suoni più spaventosi di un horror, a mio parere, sono quei suoni che normalmente ti riconducono ad una scena di felicità e tranquillità come quella di una filastrocca per bambini dato che, sapendo di star guardando un film horror, la filastrocca cambia completamente l’immagine a cui pensiamo ed il contrasto è talmente forte da diventare molto più inquietante di un urlo a squarcia gola.
trovo nel rapporto tra musica e immagine un rapporto inscindibile, non esiste uno senza l’altro. Siamo soliti a guardare film a guardare serie televisive senza fare conto alle musiche in sottofondo che caratterizzano la scena e danno un’identità alle scene dei film. spesso nei vari temi musicali noi possiamo riconoscere un personaggio o una scena, la stessa cosa che accade nelle opere liriche di Wagner e non solo, con i leitmotiv il compositore identifica un personaggio.
Non per forza dobbiamo considerare solamente le colonne sonore più importanti e monumentali, fanno molto di più gli effetti e i suoni che vanno a caratterizzare la scena come ad esempio nei film horror il suono dei violini sulle le note acute.
Un’ altro esempio importante sono le pubblicità, i vari stacchetti pubblicitari di pochi secondi ma d’impatto caratterizzano e determinano il prodotto promosso, a noi rimane in mente la musica di quella determinata pubblicità e di conseguenza il prodotto.
https://youtu.be/eQaSq_M-OcU – pubblicità MD
https://youtu.be/p_ULdXn3C_8 – finale del quarto fil di Star Wars
Spesso associamo ad una melodia musicale delle immagini che “descrivono” visivamente quello che stiamo ascoltando.
Musica e immagini sono quindi un binomio inscindibile del nostro tempo, che da sempre vengono usate in collaborazione per potenziarsi reciprocamente.
Basti pensare al mondo della pubblicità. Le immagini vengono sempre abbinate a brani musicali i quali rafforzano l’immagine stessa, creando nella nostra mente un unico messaggio, così forte e profondo, che a volte a distanza di anni, nel vedere una determinata immagine associamo automaticamente quel brano musicale e viceversa.
Concordo con Viola e anche sulla questione pubblicità ci sarebbero moltissime cose da dire. Nei film la musica e la colonna sonora viene realizzata in base al film stesso e alla scena, se è in movimento o statica, se è drammatica o comica ecc. Nelle pubblicità il rapporto suono e immagine è importante tanto quanto nei film ma a scopo differente. Negli annunci pubblicitari che siano in tv, sui social o sulle radio il fine è sempre quello: vendere e convincere a comprare. Se le pubblicità non avessero un breve accompagnamento musicale o effetti sonori il risultato non sarebbe di così grande impatto e quindi non inciterebbe così tanto a comprare o ad informarsi sul tale prodotto. La stessa cosa è nei telegiornali, molte volte vengono associate scene di fatti tragici (ad esempio) a brevi frammenti di musica che enfatizzano la drammaticità del fatto accaduto, ciò coinvolge ulteriormente l’osservatore quasi come se stesse guardando un film, e anche se brutto da dire purtroppo i telegiornali puntano anche a questo: tenere le persone con gli occhi attaccati alla tv. Obbiettivo comune ai film, telegiornali e annunci pubblicitari quindi, anche se aventi finalità differenti ovvero intrattenere, informare e vendere, è il cercare di attirare l’attenzione dell’osservatore per indurlo a non cambiare film o canale e con la musica ciò diventa ancora più efficace.
Penso che tu abbia perfettamente ragione, a tutti noi, per fare un esempio mondano, credo sia capitato di andare al supermercato e alla vista di un prodotto ci è lampata alla mente il motivo che caratterizza la pubblicità. Così come, per uscire dal quotidiano, ci capita di sentire una colonna sonora di un film e automaticamente associarla alla scena, più la colonna sonora è riuscita, più il binomio musica-immagine è stampato nella nostra mente. Ogni volta che mi capita di sentire mio fratello suonare Hans Zimmer, mi torna alla mente l’epica scena nel finale del film Inception. sempre parlando di Hans Zimmer credo che la sua colonna sonora meglio riuscita sia il tema di Interstellar ( https://www.youtube.com/watch?v=UDVtMYqUAyw ). Penso fisse difficile trovare un modo migliore di descrivere lo spazio, l’inquietudine che esso crea e l’epicità della missione spaziale in compimento.
L’associazione suono-immagine ritorna utile anche nell’ ambito della didattica musicale. Suonando dipingiamo dei quadri nella nostra mente che ci aiutano a rendere meglio l’intenzione del brano che stiamo eseguendo.
A tutti sarà capitato di suonare un brano (o anche un semplice esercizio) davanti al professore di strumento e, al termine, ricevere la domanda “che cosa ti fa venire in mente?” oppure “a che scena collegheresti questo pezzo?” o ancora “dimmi un contesto in cui potresti sentire questo tipo di musica”.
Avendo un’immagine chiara in mente, sarà più facile restituire la giusta intenzione alla musica. Davanti all’espressione “maestoso”, ad esempio, la mia insegnante dice di visualizzare la marcia di un sovrano; davanti ad un “giocoso”, invece, mi consiglia di visualizzare dei bambini che si intrattengono in un prato.
Si tratta di immagini molto semplici ma efficaci, che indubbiamente aiutano lo studente nell’approccio al brano.
hai perfettamente colto nel segno! Nella mia esperienza personale con l’orchestra Suonintorno ci siamo immedesimati nelle immagini e nelle scene della musica che interpretavamo. Solo così ci siamo sentiti attori dentro il film, dentro la musica. Abbiamo per esempio suonato “Pirati dei Caraibi” con un arrangiamento diverso dall’originale, adattato alla formazione orchestrale e quando si è trattato di fare col proprio strumento, ognuno un suono libero dagli schemi, mi è sembrato che la nostra nave pirata era avvolta nella nebbia, nel mistero, in un paesaggio surreale, fra suoni attutiti, di pappagalli e flutti delle onde piuttosto che ritmi scanditi dai percussionisti, con un climax crescente per arrivare alla ripresa del tema. Il bello è che il pubblico ha percepito la stessa sensazione.
Condivido ciò che ha detto Sara : la musica nella nostra mente assume inevitabilmente volto e forma, diversi per ognuno di noi, e la loro presenza amplifica ulteriormente la percezione che abbiamo di essa.
Ciò non si limita solo nella sfera didattica, ma anche nella sfera compositiva.
Sicuramente molti autori del passato, nella stesura delle proprie opere, avranno avuto delle chiare immagini in testa suscitate dal loro stesso operato : alcune di esse si sono poi concretizzate nella rappresentazione teatrale, altre invece sono semplicemente sconosciute all’ascoltatore oppure riprese dal titolo di esse.
Mi viene in mente Debussy che compose “La soirée dans Grenade” (https://www.youtube.com/watch?v=st32Fb27yNc&ab_channel=d60944) ispirandosi semplicemente ad una fotografia del palazzo di Alhambra, situato in Spagna (terra da lui mai visitata) evocando pienamente lo spirito e l’immaginario andaluso nel brano, a seguito di una sua “fantasia” e visione immaginaria su di esso.
Hai completamente ragione, nell’apprendimento di un pezzo avere l’immagine nella mente è estremamente d’aiuto, e dove non arriva la nostra mente, magari perché siamo ancora acerbi in quel brano, ci viene in aiuto il professore. Molte volte è capitato che il mio mi dicesse di pensare a delle perline nel cielo per realizzare i passaggi scanditi sulle note più acute, o ad una bambina sull’altalena nei passaggi gioiosi con tempo scandito e in tonalità maggiore. Sono innumerevoli le immagini che la musica può evocare in ognuno di noi e ci vengono in aiuto per rendere un’interpretazione al massimo delle nostre capacità. Così anche viceversa, ogni tanto faccio un gioco, un esperimento: provate a prendere una qualsiasi immagine sul vostro telefono o da un libro, cercando con la mente di sentire un motivo o un brano adatto, ci vuole poco tempo prima che la mente riproduca una musica, che probabilmente avete già sentito da qualche parte.
Quando si pensa al rapporto tra musica e immagine penso sia impossibile non pensare subito al rapporto che c’è tra la musica e la cinematografia, proprio perchè le colonne sonore, come scritto nell’articolo, possono essere motivo di ricordo di un film a prescindere se esso sia stato di successo o meno, questo perchè un film senza musica non riesce a trasmettere chissà quante emozioni.
A favore di questa affermazione listo, con tanto di link, alcune delle colonne sonore che hanno fatto la storia e che amplificano all’ennesima potenza il valore di un film (a mio parere):
Odissea nello spazio – Richard Strauss, estratta dall’opera “Così parlò Zarathustra” https://www.youtube.com/watch?v=OjhCuSLy3-A
Rocky “gonna fly now” – conti
https://www.youtube.com/watch?v=ioE_O7Lm0I4
Mission impossible – Adam Clayton
https://www.youtube.com/watch?v=ZaeVY_niEJ0
Harry Potter – Hans Zimmer
https://www.youtube.com/watch?v=Htaj3o3JD8I
Star Wars
https://www.youtube.com/watch?v=-bzWSJG93P8
E innumerevoli altre opere che hanno reso celebri grandi compositori come Ennio Morricone, Hans Zimmer, John Williams…
La musica ha una parte così importante nei film che oramai è scontato andare al cinema e aspettarsi con una colonna sonora strepitosa, questo modo di pensare è però nato con il passare del tempo, la musica infatti era inizialmente usata solo per accentuare un messaggio, ogni situazione era associata a un determinato tipo di musica così il pubblico era agevolato nella comprensione del film (questa cosa succede anche oggi ovviamente, possiamo ad esempio prendere un qualsiasi film d’azione e scommettere che la colonna sonora sarà più o meno frenetica), ma col passare del tempo ha subito diversi cambiamenti che hanno portato alla formazione di due grandi categorie quando si parla di musica cinematografica: la prima che è oltretutto quella accennata sopra e che era il motivo principale di impiego di musica nel passato è la musica empatica che, come dice il nome, fa partecipare il fruitore alla scena (Scena romantica = musica romantica), la seconda è invece la musica anempatica che svolge quasi la funzione di tappeto sonoro ed è indifferente dalla situazione all’interno del film, quindi si potrebbe dire che sono una il contrario dell’altra.
Altra cosa doverosa da dire è che così come il suono influenza l’immagine e fa capire meglio una determinata scena, anche l’immagine influenza la percezione sonora.
Un esempio si ha facendo riferimento ad una scena del film di Liliana Cavani “La Pelle” ,tratto dal romanzo di Curzio Malaparte, in cui un ragazzo viene schiacciato da un carro armato.
Il suono che sentiamo è molto simile a quello di un’anguria schiacciata (se non proprio quello) e, nonostante non sia (ovviamente) il suono reale di una persona schiacciata da un carro armato, l’immagine rimanda l’orecchio a percepirlo come tale.
Concordo pienamente con Loris. È impossibile immaginarsi un film senza colonna sonora. Questa avvolge completamente la scena e la stravolge. L’esempio più lampante sono soprattutto i film horror. Senza la musica non riuscirebbero a perseguire il loro scopo: fare paura. Guardando il famoso “The Shining” di Stanley Kubrick senza colonna sonora, non si potrebbero provare quelle sensazioni di angoscia e timore che scaturirebbero normalmente, visionandolo con la colonna sonora.
anche senza sconfinare nel vasto oceano della musica da film un esempio direi incredibile, e penso irripetibile per un cambio culturale e generazionale, della relazione tra suono e immagine: Tom e Jerry. I corti di Tom e Jerry mi hanno sempre attratto ma solo recentemente ho rivalutato l’incredibile apporto espressivo della musica nelle scene. Scott Bradley, compositore americano e autore di quelle musiche (dal 1940 al 1958), era tutt’altro che un compositore da quattro soldi!
le musiche di Tom e Jerry, se ascoltate attentamente sono:
1) difficilissime, non mi immagino quanto sia stato impegnativa la composizione e successiva registrazione, perfettamente a tempo con quello che succede nel cartone.
2) varie, tra frammenti di musica popolare, jazz, dodecafonia!(per le scene concitate ad esempio), atonalità, poliritmia non a caso era stimato da gente come Bartok o Stravinsky.
3) orchestrazione sempre a servizio dell’espressione.
4) legante perfetto con l’immagine e il suono reale delle azioni: effetti sonori.
Più lo guardo e sempre più mi convinco del miracolo multimediale che Tom e Jerry è stato.
Come si fa a rimanere impassibili guardando un film se ciò che giunge alle nostre orecchie è musica dall’incredibile valore espressivo? Cosa ci mette più a nudo della musica in fondo? Vedo la colonna sonora come una rete complessa a cui è affidato il ruolo di collegare le mille immagini che compongono la storia. Perché ci emozioniamo tanto, o semplicemente veniamo particolarmente coinvolti da un film? La risposta che mi sono data è questa: non riusciamo a capire davvero gli altri finché non ci mettiamo nei loro panni.
È questo che la musica fa: ci veste delle storie degli altri, della loro essenza e cancella la maschera di fruitori distaccati che siamo soliti indossare.
È qui che entra in gioco il talento, la preparazione e la sensibilità del compositore, che diventa un alchimista, attento ai particolari più minuti, ma che però fanno la differenza. Questi professionisti, che con la loro arte hanno il compito di riempire quel vuoto che le parole e le immagini non sanno colmare devono completare quello che gli altri mezzi espressivi hanno già tracciato, ma che non sanno esprimere al 100%. In un’opera cinematografica ben riuscita nulla è lasciato al caso.
Oltre alla capacità del musicista conta però anche il tramite tecnologico tra suono e immagine.
A questo proposito mi vorrei ricollegare alla ristrutturazione produttiva che segnò la cosiddetta Nuova Hollywood nella seconda metà degli anni Settanta e che, attraverso i primi blockbuster, intese rilanciare tecnologicamente, esteticamente e commercialmente il cinema come esperienza totale e immersiva, contrapposta in tal senso alla televisione. Fu la possibilità di presentare il film come evento da vivere al massimo del suo potenziale sensorio e imaginifico a spingere i produttori e i gestori delle sale a investire nella tecnologia Dolby stereo alla fine degli anni Settanta e poi, all’inizio degli anni Novanta, nelle tecnologie digitali: Dolby Digital, DTS (Digital Theater System), SDDS (Sony Dynamic Digital Sound). L’adozione dei nuovi sistemi consentì di gestire una maggiore «densità di dettaglio sonoro» in sede di missaggio grazie all’accresciuta risposta in frequenza, determinando l’assottigliamento progressivo e inesorabile di «quel muro che separa lo spettatore dal film» (Buhler, Neumeyer, Deemer 2010). Nel corso degli anni il sound globale del film, ovvero la sapiente ‘orchestrazione’ delle tre componenti fondamentali della colonna sonora (musica, dialoghi, effetti), non ha fatto altro che migliorare, nel tentativo di assicurare un massimo livello di continuità percettiva, efficacia affettiva e precisione drammaturgica.
Blocksuster=è un film o uno spettacolo teatrale molto popolare che ha riscosso un largo successo di pubblico. Il termine era precedentemente utilizzato nel linguaggio esclusivamente teatrale, mentre ora è principalmente utilizzato dall’industria cinematografica e videoludica.
Il film “Billy Jack” di Tom Laughlin è considerato il primo blockbuster grazie ad un uso intelligente delle strategie di marketing che lanciarono la pellicola in molte sale contemporaneamente nello stesso tempo, aumentando il numero di possibili spettatori.
Dal 1975 il limite minimo per definire un blockbuster è stato fissato a 100 milioni di dollari in biglietti venduti, un limite superato per la prima volta dal film “Lo squalo”.
Parlando di suono e immagine in ambito cinematografico si possono citare numerosi esempi di film con colonne sonore che hanno avuto grandissimo successo grazie al perfetto abbinamento. Si tratta di due arti evocative, che unite creano un prodotto artistico ancora più avvalorato. Queste due sfere artistiche che vanno a braccetto mi accompagnano, o meglio ci accompagnano, sin dai primi anni di vita. Un po’ tutti noi da bambini ci siamo seduti sul divano, abbiamo acceso la televisione e abbiamo sintonizzato il canale sui cartoni animati. In particolare vorrei concentrarmi sul grande classico “Tom e Jerry”, una serie di 162 cortometraggi animati. Le prime puntate sono andate in onda nel 1940, fino al 2005. Su decine e decine di puntate non riusciamo a trovare UNA singola parola. Credo dunque che uno degli esempi più potenti di combinazione tra suono e immagine sia proprio questo tipo di formato di cartoni animati (si può citare come cult tra i cartoni anche “Willie il Coyote”). Se chiudiamo gli occhi durante una puntata di Tom e Jerry ci sembra di ascoltare una sinfonia. I protagonisti quindi sono tre: Tom, Jerry e la Musica. Le immagini sono animate dal suono, il suono trova “concretezza” nelle immagini: si tratta di una totale simbiosi. Persino i movimenti dei protagonisti sono restituiti grazie a effetti sonori musicali eseguiti dagli strumenti stessi, come oboi, fagotti, percussioni etc. (per esempio al minuto 0.43 del video https://www.youtube.com/watch?v=gpjv–hxUQM )
Il grande lavoro che è stato realizzato venne supervisionato in ambito musicale dal compositore americano Scott Bradley. In alcuni episodi ritroviamo anche degli omaggi ai grandi compositori classici. Alcuni tra i componimenti più conosciuti in ambito classico prendono vita nel corso degli anni in questi cortometraggi, con una visione buffa e simpatica, che rende la musica “colta” comprensibile in una chiave leggera da chiunque, senza distinzioni sociali o di età. Possiamo trovare per esempio la celeberrima “Seconda Rapsodia Ungherese” di Liszt in una puntata del 1947 intitolata “The cat concerto” ( https://youtu.be/uKZgi06fVsk ).
Il rapporto suono-immagine in questi cartoni animati non si limita a una colonna sonora, a una musica di sottofondo, ma insieme all’immagine racconta le vicende di due simpatici animaletti. Sebbene non ci siano parole, la simbiosi tra suono e immagine rende l’amore-odio e le buffe vicende di Tom e Jerry perfettamente intuibili, stando a simboleggiare che suono e immagine possono andare oltre, superare persino le parole.
Leggendo il commento di Marta ho immediatamente pensato a “Mr. Bean”, il cartone che ha segnato la mia infanzia. Come in “Tom e Jerry” e in “Willie il Coyote” la parola viene sostituita da rumori e versi, senza che venga lasciato alcun vuoto di nessun tipo. Tuttora quasi non mi accorgo che dalla bocca del protagonista di uno dei miei cartoni preferiti non esca alcuna parola, ma sono i sospiri, i grugniti, gli sbadigli e i mugugni ad accompagnare ogni immagine, raccontandocela con una precisione straordinaria. Si tratta di un cartone molto vivace e dinamico, in cui ogni azione del personaggio principale è scandita da effetti sonori estremamente realistici e colorata da brevi sprazzi musicali che spesso riprendono la sigla del cartone, rivisitandola ogni volta con originalità.
Per esempio, nel minuto 8.28 della puntata del “Il super carrello” viene utilizzata per accompagnare un inseguimento:
https://www.youtube.com/watch?v=pe32wwBRt0A
La musica riflette la comicità dal protagonista, il cui carattere ancora molto infantile e competitivo lo porta spesso a scavalcare i limiti della moralità. È un allegro clarinetto o un brillante xilofono ad anticiparci una delle sue strampalate ma geniali idee. È un tetro motivo del fagotto o un cupo bassotuba ad introdurre un incontro con la temuta vicina di casa. Le immagini ci guidano mentre il tono, il volume e gli altri parametri della voce di Mr. Bean ci fanno da interpreti.
Inoltre, come già detto dai miei compagni, la musica non solo è molto spesso un riferimento ad un periodo storico in particolare, ma va a caratterizzare i vari personaggi. Se come scritto da Gaia il cattivo della storia è spesso associato alla musica classica, qui sono dei rumori nello specifico ad accompagnare l’entrata in scena dei personaggi principali. All’anziana vicina di casa associamo il rumore della porta che sbatte o del vaso che va in frantumi, alla cassiera del supermercato il rumore della bolla che scoppia, al gatto della vecchia signora il ringhio perenne. Ma, come anche nel cinema muto, di cui vari aspetti sono stati ripresi da questo cartone, i suoni sono anche associati alle situazioni, in maniera largamente stereotipata. Nell’articolo ho letto l’esempio dei violini e delle scene d’amore, mentre qui posso invece indicare quel suono acuto e brillante che ormai tutti associamo automaticamente ad una lampadina che si illumina, e dunque alla formazione di un’idea.
Lascio qui per chi non la conoscesse la sigla di “Mr. Bean”, quella che io considero l’essenza dell’intero cartone.
https://www.youtube.com/watch?v=QKjb-fDt9jQ
A proposito di cartoni animati, mi viene in mente la casa cinematografica che ha accompagnato tutti i più piccoli ovvero la Disney, che in tutti i suoi capolavori riesce perfettamente ad amalgamare musica classica con immagini, un esempio che mi riporta all’infanzia è Fantasia di Disney, uscito nel 1940 e rivisitato negli anni 2000, nel quale solo in pochi momenti veniva utilizzata la parola, per lo più era una combinazione di scene di alcuni film importanti, accompagnate dalla musica.
Fantasia si apre con la Toccata e Fuga in re minore di Bach e durante le riprese live si dissolvono disegni astratti sull’orchestra, linee animate e figure riflettono il suono e il ritmo della musica https://youtu.be/z4MQ7GzE6HY
L’intervallo incontra la colonna sonora dove viene presentata una dimostrazione umoristicamente stilizzata di come il suono viene reso in un film. Una colonna sonora animata “personificata”, inizialmente una linea retta bianca, si trasforma in forme e colori diversi in base ai suoni riprodotti https://youtu.be/8WmKUze0oKk
Relativamente al chiudere gli occhi per esempio davanti ad un cartone animato come Tom e Jerry, ricercando sul web ho trovato un’interessantissima tesi di laurea da cui estraggo qualche spunto: la musica cinematografica nasce col cinema muto e precisamente con Maurice Jaubert, che conobbe anche Renoir. La fortuna di grandi compositori era anche quella di incontrare grandi registi e artisti. Così nasce un’espressività delle immagini molto dinamica. Una delle funzioni principali di queste elaborazioni musicali era quello di anticipare una scena e questa musica veniva ascoltata più volte per rendere la pellicola associata correttamente. In questa tesi si dice anche che la musica a volte sostituisce le parole dei personaggi; se la musica possiede valore anche al di fuori delle immagini siamo di fronte ad un’elevatissima qualità artistica di fronte all’associazione immagine-musica. Personalmente penso che questi concetti siano molto delineati e che qualsiasi colonna sonora semplice o ricca che sia, fotografi nella mia mente la scena del film in visione.
L’unione tra immagine e musica è probabilmente la forma più forte e diretta per trasmettere delle sensazioni, lasciare qualcosa di indelebile nella testa delle persone, sia in campo visivo che uditivo, con i film d’azione la musica deve trasmettere l’entusiasmo e la dinamicità della scena, così come la musica di un film horror deve mettere in ansia lo spettatore per essere efficace.
Una tipologia di film a cui mi sono affezionato molto in questo periodo sono i film d’animazione, soprattutto quelle a stampo orientale, come ad esempio i film dello studio ghibli, uno studio cinematografico di film d’animazione giapponese che, grazie a molti dei suoi film, è riuscito a trasmettere un po’ della cultura giapponese grazie ai disegni fatti rigorosamente a mano e colonne sonore spettacolari.
Ecco qualche piccolo esempio dello stile d’animazione dello studio ghibli:
il mio vicino totoro
https://youtu.be/C5axST4hGMo
si alza il vento
https://youtu.be/LGj1RheKITI
la principessa splendente
https://youtu.be/qIatyjwp0zg
Il riferimento d’eccellenza per il connubio tra suono e l’immagine, ad oggi, è indubbiamente il cinema : un insieme di arti cresciuto in maniera inimmaginabile nel corso del secolo scorso fino ad arrivare ai giorni nostri.
E’ interessante come sin dagli albori del cinema (parliamo quindi del cinema muto) paradossalmente si capì l’importanza della componente sonora : difatti, molte delle rappresentazioni cinematografiche del tempo avvennero con il supporto di musica dal vivo.
L’accompagnamento musicale conferiva indubbiamente un’ulteriore ma necessaria sfumatura all’intera opera, e questo fattore non passò inosservato nel momento in cui si arrivò alla sonorizzazione effettiva dei film. Alla fine degli anni ’20 dunque nacque la figura di compositore cinematografico.
Un ruolo molto complesso e non subito compreso : realizzare una musica per delle scene precise, studiate e irreplicabili.
Considero uno dei più rilevanti compositori in assoluto Nino Rota, un compositore attivo anche al di fuori del mondo cinematografico. Tra i suoi lavori destinati al grande schermo ricordiamo “Romeo e Giulietta” realizzato per Zeffirelli (https://www.youtube.com/playlist?list=PLBXBmZcJbX0z4_rHWr48VIa3437MADKwD) e “Il Padrino” per Coppola (https://www.youtube.com/playlist?list=PLLhu_aWzuRciPpJIZLYZ7-UsUHojohW0H).
Quest’ultima è considerata come una delle colonne sonore più conosciute e famose nella storia del cinema, un vero e proprio cult, che esprime tutta la solennità e tragicità del film.
Nel momento della nascita del cinema è nata anche l’esigenza di comporre delle colonne sonore il quanto più possibile evocative delle immagini che ci vengono presentate sulla pellicola. L’aspetto figurativo delle composizioni è l’aspetto da mettere in primo piano: aspetto già presente anche prima della nascita del cinema. Infatti già Beethoven conferisce dei titoli alle sue sonate descrivendo immagini precise, come per esempio la sonata Waldstein che originariamente fu denominata “Aurora” ossia evocativa del sorgere del sole. Ancora più lampante è l’esempio della più celebre sonata “Tempesta” che fra momenti di quiete e momenti agitati ne descrive la potenza ( https://www.youtube.com/watch?v=fXDWRm-PU1Q ).
Da questo momento il rapporto musica-immagine prenderà sempre più piede ed importanza, un brano che mi ha sempre affascinato per il suo estremo richiamo ad un’ambientazione precisa è “la cathédrale engloutie”: un preludio di Debussy ( https://www.youtube.com/watch?v=cVMGwPDP-Yk ). In questo brano l’immagine che il compositore vuole rappresentare raggiunge la massima importanza, con effetti sonori che imitano le campane, gli abissi, la maestosità di una cattedrale. Saranno poi le colonne sonore a dover seguire questo obiettivo alla lettera, ma molti pezzi (pianistici e non) novecenteschi sono talmente evocativi che sono stati inseriti in alcune scene di film che risultano appropriate, postume alla realizzazione dei brani
In questi giorni ho trovato e letto questo articolohttps://www.cinematographe.it/rubriche-cinema/colonne-sonore/limportanza-tuttaltro-che-secondaria-della-colonna-sonora/
che mi ha aperto molto la visione per quanto riguarda il rapporto tra le immagini, in questo caso un film e le colonne sonore o le musiche all’interno di esso.
Mi sono immaginata come fosse per i nostri nonni vedere un film muto. Ho preso come esempio la scena di questo film di Charlie Chaplin https://www.youtube.com/watch?v=_0a998z_G4g in cui non sono presenti dialoghi, ma la musica sostituisce proprio questi e ci riesce a dare proprio l’idea di cosa il protagonista sta provando in quel momento senza dire una parola. Senza di essa forse il film ci potrebbe annoiare perchè la musica riesce a trasmetterci le giuste emozioni di quel momento.
Ai giorni nostri accade la stessa cosa: le prime note delle colonne sonore dei film più celebri come “Pirati dei Caraibi”, “Harry Potter”, “Il trono di spade”, “Mission Impossible” o “Il Padrino” ci fanno scaturire nella mente subito l’immagine o la scena di quel film e subito riusciamo a riconoscerlo. Proviamo a immaginare un film d’azione o un film romantico senza musica, non ci susciterebbe nessuna emozione perchè la musica amplifica tutto ciò che sta accadendo in quel momento.
Suono e immagine sono considerati ancora oggi un binomio perfetto. Un esempio perfetto sono sicuramente le istallazioni create a inizio Novecento e che si sono sempre più sviluppate, anche grazie alle nuove tecnologie. Un esempio perfetto di istallazione è il Padiglione Philips per l’Expo di Bruxelles del 2 maggio 1958. Xenakis e Varèse composero due brani che andarono a creare un’opera d’arte unitaria composta da luce, colore, immagini e musica. Le immagini utilizzate sono molto inerenti alle due guerre mondiali e alla bomba atomica e e vengono accompagnate da queste due composizioni elettroniche.
Questo padiglione, oggi non più esistente, viene considerato la prima opera d’arte tecnologica multimediale.
https://www.youtube.com/watch?v=WQKyYmU2tPg
La musica nei film è fondamentale,senza essa il film perderebbe molto.
Prendo come esempio i film horror,dove la musica è il 90% dell’effetto che arriva ad essere ansia e paura.
L’esempio a Indiana Jones lo trovo perfetto.
Un’altro film potrebbe essere Jurassic Park .
Mi sono ascoltato più volte le colonne sonore di Alan Silvestri,compositore delle Colonno sonore di film come Avengers o Forrest Gump.
Sono brani che sono riusciti ad entrare in testa a milioni di persone,rivalutando molt volte,la musica classica nei giovani
Voglio citare delle colonne sonore:
“Epic collection” della serie animata giapponese “Attack on titan”,in particolare “Warhammer titan theme”.
Non è propriamente un film ma ho trovato interessantissimo l’arrangiamento orchestrale,che da un effetto di epicità aggiuntiva alle azioni dei protagonisti.
“2001: Odissea nello Spazio” è per diverse ragioni il film più importante della storia del cinema di fantascienza, una delle ragioni per cui è amato dal pubblico è per l’affascinante combinazione di immagini con la musica classica, questo mix ideato da Stanley Kubrick lo ha reso se unico nel suo genere è certamente il capostipite di questa nuova modalità. La scelta di compositori suggestivi come Richard Strauss, György Ligeti e Johann Strauss II hanno contribuito alla creazione di scene rimaste indelebili nella storia del cinema e nella memoria degli spettatori. L’originalità di Kubrick sta anche nel non aver scelto compositori conosciuti al grande pubblico come Beethoven o Mozart ma di essersi avvalso di compositori minori in modo tale di farli conoscere al pubblico medio. Trovo sorprendente anche l’idea di modificare brani passati rendendoli moderni con nuovi materiali ed effetti speciali capaci di stravolgere in pieno la melodia originale. Kubrick era un enorme perfezionista in questo. Oltre alle colonne sonore molto personali Kubrick era capace di sposare perfettamente la musica con la sceneggiatura senza tralasciare nulla al caso.
Il commento di Valentina Fassi ha attirato la mia attenzione. Sin da quando ero piccola mi hanno sempre affascinato le colonne sonore e gli effetti sonori di questo splendido cartone “Tom and Jerry”. Sono stati uno dei primi motivi che mi hanno portato verso lo studio della78 musica. L’accompagnamento musicale è diretto da Scott Bradley, il quale unisce elementi provenienti da molteplici stili: classica, pop, swing e altro. Come esempio non può mancare il “Barbiere di Siviglia” di Rossini https://youtu.be/Cf2WckMuVNU
Leggendo alcuni commenti non potevo non notare la citazione di molti film famosi come per esempio “I pirati dei caraibi” che presenta una colonna sonora completamente sua. Oltre ai film ci sono anche numerose serie animate che presentano colonne sonore personali. Nella mia infanzia mi hanno sempre accompagnato le colonne sonore della serie animata di “Mr Bean”, unica e indimenticabile e il cartone animato “Tom and Jerry”. Entrambe le serie sono mute, senza presenza di dialoghi parlati ma composti prevalentemente da effetti sonori e musica. I cori iniziali della serie filmata invece sono molto personali e ancora oggi, /quando mi capita di ascoltarne alcuni pezzi riaffiorano in me ricordi i miei ricordi.
Nel secolo scorso la musica è stata sottoposta a numerosissimi cambiamenti, stravolgimenti. Ciò ha chiaramente portato a un modo di approcciarsi ad essa differente in base alla concezione della musica stessa. Con la crisi della tonalità la musica tradizionale tonale, armoniosa, lascia spazio a una musica sempre più atonale, sempre più lontana dal bello, più scomoda. I rumori diventano parte integrante delle composizioni, dunque sorge un problema di tipo tecnico: come si fa a scrivere una musica che non contiene note? E quindi si arriva al concetto di suono-immagine. Chiaramente utilizzando effetti sonori non riconducibili alle sette note protagoniste del sistema tonale, non si ha più la possibilità di racchiudere le idee musicali dentro 5 righe. La via che compositori come Stockhausen e Xenakis decidono di intraprendere è quella dell’immagine, di un disegno che anima la musica.
Si tratta di una sorta di ribaltamento rispetto alla concezione di suono-immagine che ritroviamo in ambito cinematografico. Nei film o nei cartoni animati ci si avvale del suono con il fine di aggiungere ulteriori sfumature e sensazioni all’immagine. Si tratta di una sorta di racconto che la musica esprime, partendo dall’immagine. Sebbene le soundtrack di alcuni film siano diventate ancor più famose e importanti del film stesso, sono pur sempre nate per arricchire e spiegare il contesto che noi abbiamo la possibilità di osservare. Ritornando alla musica di Stockhausen e di alcuni suoi contemporanei, si tratta del contrario: le immagini visive servono per spiegare il “contesto musicale” che abbiamo la possibilità di ascoltare. L’immagine/disegno è a servizio della musica, col fine di cogliere e spiegare il fenomeno sonoro. Per esempio, se ascoltiamo un brano di Stockhausen seguendo questi preziosi “spartiti”-disegni abbiamo più possibilità di comprendere il modo in cui gli effetti sonori si intrecciano e si modificano, probabilmente con gli occhi chiusi ne coglieremmo la metà. Una significativa testimonianza è il brano “Gesang der jünglinge” di Stockhausen. Si possono osservare le efficaci immagini associate alla sua composizione musicale nel seguente video: https://www.youtube.com/watch? v=s7HD-95knVQ . Per quanto riguarda Xenakis, ritroviamo il suo rigore matematico quasi “architettonico” musicale rispecchiato perfettamente nei suoi “spartiti”: si tratta di immagini/disegno molto tecniche, precise che restituiscono il rigorismo tipico del compositore greco. Un esempio pratico lo troviamo in “Metastasis” al seguente video: https://www.youtube.com/watch?v=SZazYFchLRI&t=231s .
Anche in questo ambito, lontano da quello cinematografico, vi è un rapporto importante tra suono, o meglio rumore, e immagine: come il suono arricchisce e aiuta a comprendere le pellicole cinematografiche, l’immagine-disegno in questo contesto aiuta a comprendere le composizioni elettroniche di Stockhausen e Xenakis.
A metà cinquecento a Milano si sviluppa lo Studio di Fonologia Musicale presso la sede RAI. Qui oltre lo studio del suono dal punto di vista elettronico si sviluppa la radiofonia.
I compositori di questo studio non si limitarono alla funzione del suono ma in certi casi usarono anche l’immagine come mezzo espressivo. Ne é un esempio Ritratto di Città (1956) di Luciano Berio e Bruno Maderna con testo di Roberto Leydi dove oltre all’esperienza elettronica e rumoristica va a mescolarsi con l’immagine per dare una visione piú completa e su piú sensi dell’opera.
Riporto qui la prima parte dell’opera
https://www.youtube.com/watch?v=CGCtmv_E5zE
Un esempio che mi è subito venuto in mente leggendo questo blog è quello dei pirati dei caraibi, dove il tema principale e la colonna sonora in generale quando viene ascoltata porta subito alla mente immagini relative ai pirati e all’avventura. I suoni e i rumori esterni alla colonna sonora inoltre possono aggiungere determinate immagini, come un boccale di birra o un cannone che spara rendendo quasi possibile ricreare una specifica situazione e ambientazione solo attraverso i riferimenti visivi che abbiamo quando sentiamo una colonna sonora, ovviamente con una componente di soggettività data dall’esperienza di vita di ogni persona.
Al di là di qualche banalità e qualche evidente imprecisione (lo Studio di Fonologia Musicale presso la sede RAI di Milano è chiaramente nel ‘900), non solo grammaticale, alcuni contenuti che avete voluto condividere mi hanno profondamente colpito. In particolare penso sia stato davvero un peccato non poter realizzare il progetto “Musical”: si capisce chiaramente quanto molti fra voi se lo sentissero proprio cucito addosso! Altra considerazione – uscita chiaramente e da più parti – come le vostre pubbliche esecuzioni di musiche da film, o improvvisate, siano state vissute come momenti impagabili, vere ed autentiche esperienze artistiche e sociali. Beh, con questa vitalità e convinzione, avrete presto numerose esperienze e si moltiplicheranno velocemente, ne sono certo!